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Grazia Deledda, La madre, 1920

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Grazia Deledda: vita e opera

Grazia Deledda, nata nel 1871 a Nuoro, è una delle figure più rilevanti della letteratura italiana del 900 e l'unica donna italiana ad aver vinto il Premio Nobel per la Letteratura, ottenuto nel 1926. La sua vita e la sua opera rappresentano un viaggio affascinante nel cuore della Sardegna, tra le sue tradizioni, i suoi paesaggi e le sue contraddizioni.

Deledda nasce in una famiglia di media borghesia, e fin da giovane mostra un grande interesse per la lettura e la scrittura. Nonostante l'educazione formale limitata, riesce a coltivare il suo talento letterario grazie alla sua determinazione. Le sue prime opere sono pubblicate su riviste locali quando è ancora adolescente, segno precoce del suo futuro successo.

Nel 1900, si sposa e col marito si trasfersce a Roma, una città che le offre nuove opportunità e un ambiente culturale stimolante. La vita familiare e la carriera letteraria si intrecciano, permettendole di scrivere opere che rispecchiavano profondamente le sue esperienze personali e il suo legame con la Sardegna.

Le opere di Grazia Deledda sono caratterizzate da un profondo senso del realismo e da una forte connessione con la cultura e le tradizioni sarde. Tra i temi ricorrenti vi sono il conflitto tra il progresso e la tradizione, la lotta interiore dei personaggi, e la descrizione della natura sarda come specchio delle emozioni umane.

Deledda non ha scritto solo romanzi; ha anche scritto numerose novelle, poesie. Ha anche tradotto in italiano il romanzo di Balzac: Eugénie Grandet (Eugenia Grandet).

La figura materna nel romanzo La Madre

La figura della madre nel romanzo riveste un ruolo centrale e complesso, rappresentando una delle manifestazioni più intense e toccanti dell'amore materno nella letteratura italiana. Deledda offre un ritratto della maternità che va oltre la semplice relazione affettiva, inserendola in un contesto di tensioni morali e religiose che mettono in luce le contraddizioni e le sfide dell'esistenza umana. La protagonista del romanzo, Maria Maddalena, è una donna devota e austera, il cui amore per il figlio Paulo, un giovane prete, è la forza motrice della sua vita. Questo legame madre-figlio è intriso di sacralità e allo stesso tempo di umanità, evidenziando la dualità del ruolo materno come fonte di sostegno e di conflitto. Maria Maddalena incarna la figura della madre protettiva e sacrificale, disposta a qualsiasi cosa per il bene del figlio, ma il suo amore possessivo e la sua ansia per il destino di Paulo si scontrano con le rigide norme morali e religiose dell'epoca.

Il personaggio di Maria Maddalena è anche un simbolo delle contraddizioni della società sarda di inizio Novecento, un microcosmo in cui le tradizioni ancestrali si scontrano con le esigenze della modernità. La sua figura rappresenta l'antica saggezza e la forza delle donne di quella terra, ma anche le loro paure e le loro lotte interiori.

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