Grazia Deledda, nata nel 1871 a Nuoro, è una delle figure più rilevanti della letteratura italiana del 900 e l'unica donna italiana ad aver vinto il Premio Nobel per la Letteratura, ottenuto nel 1926. La sua vita e la sua opera rappresentano un viaggio affascinante nel cuore della Sardegna, tra le sue tradizioni, i suoi paesaggi e le sue contraddizioni.
Deledda nasce in una famiglia di media borghesia, e fin da giovane mostra un grande interesse per la lettura e la scrittura. Nonostante l'educazione formale limitata, riesce a coltivare il suo talento letterario grazie alla sua determinazione. Le sue prime opere sono pubblicate su riviste locali quando è ancora adolescente, segno precoce del suo futuro successo.
Nel 1900, si sposa e col marito si trasfersce a Roma, una città che le offre nuove opportunità e un ambiente culturale stimolante. La vita familiare e la carriera letteraria si intrecciano, permettendole di scrivere opere che rispecchiavano profondamente le sue esperienze personali e il suo legame con la Sardegna.
Le opere di Grazia Deledda sono caratterizzate da un profondo senso del realismo e da una forte connessione con la cultura e le tradizioni sarde. Tra i temi ricorrenti vi sono il conflitto tra il progresso e la tradizione, la lotta interiore dei personaggi, e la descrizione della natura sarda come specchio delle emozioni umane.
Deledda non ha scritto solo romanzi; ha anche scritto numerose novelle, poesie. Ha anche tradotto in italiano il romanzo di Balzac: Eugénie Grandet (Eugenia Grandet).