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Bernardo Bertolucci, Novecento, 1976

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Il cinema di Bernardo Bertolucci

Bernardo Bertolucci (1941-2018) è stato uno dei registi italiani più influenti e innovanti del Novecento. Durante la sua carriera cinematografica ha esplorato una vasta gamma di temi: dalla politica alla poesia, dalla storia personale all’universalità umana.

Bertolucci ha iniziato la sua carriera come regista nel periodo dell’impegno politico degli anni Sessanta e Settanta in Italia. Alcune opere come Prima della rivoluzione (1964) e Il conformista (1970) esplorano temi politici e sociali, come l’alienazione individuale e la lotta per l’identità durante il periodo fascista in Italia. Questi due film sono caratterizzati da una forte consapevolezza politica e da una messa in scena audace che sfida le convenzioni del cinema tradizionale.

Negli anni successivi, Bertolucci ha abbracciato una poetica più sperimentale e visiva, sfruttando il potere dell’immagine e della sensibilità. Per esempio Ultimo Tango a Parigi (1972) e Il tè nel deserto (1990) sono caratterizati da una sensibilità poetica e da una ricerca dell’estetica pura che trasforma l’esperienza inematografica  in un viaggio sensoriale e emotivo. Questi due film sono stati al centro di controversie e dibattiti ma, nello stesso tempo, hanno contribuito a riefinire i limiti del cinema come forma d’arte.

Inoltre, Bertolucci si è interessato a temi legati alla sua storia personale e alla sua identità italiana. Novecento (1976) il regista affronta la storia e la società italiana attraverso vicende epiche e personaggi iconici. Il film è caratterizzato da una vasta portata narrativa e da una profondità emotiva che riflette le complesse sfaccettature della cultura italiana.  

Novecento, il film

Il film di Bertolucci, uscito nel 1976, è una delle opere cinematografiche più monumentali e ambiziose del cinema italiano. Il film, diviso in due parti, racconta la storia dell'Italia del Novecento attraverso le vicende di due famiglie, rappresentanti di classi sociali opposte: i Berlinghieri, ricchi proprietari terrieri, e i Dalcò, poveri contadini.

Il film appare come un'opera corale che abbraccia un ampio arco temporale, dal 1900 al 1945, utilizzando la storia personale e famigliare come specchio dei grandi eventi storici che hanno attraversato l'Italia, come la Prima Guerra Mondiale, l'ascesa del fascismo e la Seconda Guerra Mondiale. I due protagonisti principali, Alfredo Berlinghieri (interpretato da Robert De Niro) e Olmo Dalcò (interpretato da Gérard Depardieu), incarnano rispettivamente le opposte visioni del mondo: da un lato, la borghesia conservatrice e dall'altro, il proletariato rivoluzionario.

Inoltre, Bertolucci si interessa a diversi temi come la lotta di classe, l'ingiustizia sociale, e il cambiamento politico, offrendo una riflessione profonda e critica sulla storia italiana, il tutto combinato con una colonna sonora di Ennio Morricone che amplifica il carattere epico del film.

Il film non si limita a narrare la semplice dicotomia tra ricchi e poveri, ma approfondisce le sfumature umane dei personaggi, mostrando le loro evoluzioni, le loro contraddizioni e le loro lotte interne. Alfredo è il tipico borghese che cerca di mantenere il proprio status quo, ma che è anche in qualche modo prigioniero delle aspettative sociali e famigliari. Olmo, al contrario, rappresenta la speranza e il cambiamento, la ribellione contro un sistema oppressivo. La loro amicizia, spesso messa alla prova dagli eventi storici, simboleggia la possibilità di comprensione e solidarietà tra classi diverse.

Il film è anche uno strumento di denuncia politica. La rappresentazione del fascismo, attraverso il personaggio di Attila (Donald Sutherland), è cruda e violenta, esprimendo chiaramente l'orrore e la brutalità del regime. Il film celebra anche i momenti di vittoria del movimento socialista, offrendo una visione utopica di un futuro più giusto.

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