L’opera di Leonardo Sciascia traduce un realismo critico della società italiana e ne offre un’analsi inquietante.
Leonardo Sciascia nasce a Racalmuto, in provincia di Agrigento nel 1921, da una famiglia della piccola borghesia siciliana. Nel 1941 ottiene il diploma di maestro elementare e nel 1949 cominicia a insegnare nella scuola elementare.
Alla fine degli anni Quaranta, e durante gli anni Cinquanta, scrive testi critici e pubblica le sue prime opere come Le favole della dittatura (1950).
Sciascia è allora noto per il suo forte interesse per la realtà politica e sociale.
Nel 1956 pubblica Le parrocchie di Ragalpetro che suscita l’interesse nazionale, e sembra collegarsi direttamente al neorealismo e alla letteratura meridionalistica, ma conosce veramente il successo nel 1961 con Il giorno della civetta. Con questo romanzo impone all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale il problema della mafia.
Dagli anni Sessanta, Sciascia è considerato, grazie alle sue opere e ai suoi interventi critici, come uno dei più famosi intellettuali italiani.
La maggior parte della sua opera è ambientata in Sicilia. Dal 1971, data della pubblicazione di Il contesto, Sciascia suscita sempre più polemiche. Diventa quasi un figura controcorrente dal modo in cui contesta le convenzioni della realtà sociale.
Sciascia è l’autore di un’opera vasta con testi spesso brevi fra cui possiamo citare i romanzi Il consiglio d’Egitto (1963), A ciascuno il suo (1966), Una storia semplice (1989) … e raccolte di novelle come Gli zii di Sicilia (1958) o Racconti siciliani (1966)…
Sciascia fu anche poeta e saggista.