La parola VIAGGIO viene dal latino « Viaticus » per significare « mettersi in cammino ».
Il viaggio è l’azione, ma anche una metáfora. Nell’immaginario collettivo la vita viene spesso (si può anche dire sempre) considerata come un cammino più o meno lungo che inizia con la nascita e finisce con la morte.
Il viaggio può avvenire per terra, per mare o nel cielo, ma soprattutto con la fantasia ; perciò la letteratura cosidetta « di viaggio » è così ampia.
Viaggiare può apparire come un percorso di crescita che ognuno vive in maniera differente secondo le epoche.
Nell’Antichità, il viaggiatore è un eroe capace di affrontare situazioni di ogni tipo, anche soprannaturali.
Nel Medioevo viaggiare diventa un atto religioso, un pellegrinaggio per affermare la conoscenza di sé e per raggiungere una perfezione morale.
Durante il periodo rinascimentale, il viaggio diventa l’occasione di scoprire nuove terre e nuove culture e di interrogarsi sulla natura umana.
Questa concezione del viaggio coincide con quella moderna, e si afferma durante i secoli seguenti. Si viaggia per provare emozioni, divertirsi, per scoprire paesaggi e civiltà diverse.
Qualunque sia il motivo che spinge l’uomo a spostarsi da un posto all’altro, i sentimenti individuali di chi viaggia diventano sentimenti collettivi : il dolore del distacco, la nostalgia, la voglia di ritornare, l’incontro con “l’altro”, la scoperta e l’affermazione della propria identità, il superamento dei propri limiti.
Oggi viaggiare è diventato un sinonimo di turismo, di vacanza, un periodo durante il quale si riposa e si diverte.